Anche se divina lo è, in quanto disquisisce di cose non proprio materiali: il bene ed il male, il piacere ed il peccato, la fede e la scienza, il crimine e l'espiazione. E commedia pure, poiché dal dissacratore principe del cinema portoghese è inutile attendersi che eviti di parlare in modo burlesco dell'argomento più serioso.

Cosi qui, anche sei suoi personaggi sono cavati direttamente dai testi sacri, a cominciare da un Gesù Cristo doverosamente predicatore, da un Adamo che ha i suoi problemi con la moglie Eva che non ne vuol più sentire di andarci a letto poiché decisa ad espiare nelle nuove vesti di Santa Teresa, di un Lazzaro finto resuscitato, più qualche transfugo dostojevskiano da Delitto e Castigo di nome Karamazov, è subito chiaro che la bella compagnia è ospite di uno istituto psichiatrico.

Al suono magistrale del pianoforte di una grande portoghese, la pianista Maria Joao Pires (che appare di persona) le dissertazioni si aprono con una sequenza di grande fascino: in un Eden variopinto furiosamente a colpi di tulipani e altri orpelli a manciate, l'Eva di squisite fattezze insiste con la sua mela per un Adamo nudo pure lui: prima che un temporale mandi tutto in vacca, e finalmente gli inservienti del manicomio intervengano con un paio di provvidenziali impermeabili.

Il resto è praticamente tutto disqusito: per chi gradisce, letteratura, morale e filosofia alla garibaldina, e non spaventano due ore e venti ai limiti fisiologici della sala di proiezione, il gaudio alla riflessione paradossale è assicurato.